Alimenti ultra-processati fanno male, ecco perché.

Gli alimenti ultra-processati costituiscono un quarto dell’apporto energetico totale nelle diete in Italia, il che comporta maggiori rischi per la salute. Vediamo cosa sono e perché fanno male.

In un’epoca in cui la praticità spesso prevale su tutto, è più importante che mai fare scelte alimentari consapevoli. Gli esperti di salute stanno sempre più sostenendo diete ricche di cibi naturali, crudi e leggermente lavorati, che offrono una moltitudine di benefici per la salute rispetto alle loro controparti pesantemente lavorate.

Cosa sono gli alimenti naturali?

Quando parliamo di alimenti “naturali” o minimamente lavorati, gli alimenti principali in questa categoria sono alimenti integrali come frutta, verdura, noci, legumi, uova, latte e così via. Gli alimenti naturali e crudi sono in genere ricchi di nutrienti essenziali, privi di sostanze chimiche aggiunte e più vicini alla loro forma originale. Questi alimenti spesso conservano più vitamine, minerali e antiossidanti naturali, che sono essenziali per il mantenimento della salute generale. Alcuni alimenti devono essere lavorati per essere pronti per essere mangiati, come pane, formaggio, tofu e prodotti in scatola. Questo, tuttavia, non significa che siano intrinsecamente “cattivi” per noi. Il problema sorge quando gli alimenti sono lavorati in modo molto pesante.

Cosa sono e perché gli alimenti ultra processati sono “cattivi”?

Gli alimenti “ultra processati” non solo hanno ingredienti aggiuntivi come zucchero, sale o olio, ma spesso subiscono lavorazioni pesanti come la modellatura e hanno molti ingredienti aggiuntivi che possono essere dannosi per la nostra salute. Potremmo pensare che questi cibi ultra-processati siano considerati solo un piacere occasionale nella nostra dieta, ma i dati dimostrano il contrario. In Italia il consumo di cibi ultra-processati non è alto come in altri Paesi europei ma rappresenta circa il 18-22% del totale delle calorie che consumano gli italiani.

Il consumo di quantità eccessive di alimenti ultra-processati può compromettere la salute dell’intestino, causare picchi di glucosio e contribuire all’infiammazione cronica, determinando nel complesso ben 32 problemi differenti di salute. Tra l’altro da un recente studio dell’università di Harvard è emerso che che le bevande zuccherate o zuccherate artificialmente e le carni lavorate possono aumentare il rischio di malattie cardiache più di altri alimenti ultra processati: 50% di rischio di morti per problemi cardiovascolari, un rischio più elevato del 48-53% di ansia e uno più alto del 12% di diabete di tipo 2.

Inoltre è risaputo che un’alimentazione con presenza frequente di questi cibi può accorciare la vita di oltre il 10 % e che per queste ragioni si sta facendo largo l’idea di rendere globale la specifica la dannosità di questi alimenti sull’etichetta, come avviene con le sigarette.

Secondo questo studio, gli UPF (Ultra Processed Food) a più alto rischio sono gli snack salati, i prodotti di origine animale come le carni lavorate, i pasti pronti e le bevande addolcite con zucchero o con un sostituto artificiale. «Questo studio conferma che non tutti gli alimenti classificati come UPF sono uguali in termini di rischi per la salute ad essi associati», ha sottolineato l’autrice senior Rachel Batterham, diabetologa e docente di endocrinologia all’University College di Londra.

In particolare, i ricercatori hanno diviso gli UPF in nove gruppi:

1.Pane, biscotti e cereali per la colazione;
2.Salse, creme spalmabili e condimenti
3.Dolci e dessert
4.Snack salati
5.Alternative vegetali
6.Prodotti di origine animale
7.Piatti misti pronti da mangiare/riscaldare
8.Bevande artificialmente e zuccherate
9.Bevande alcoliche

Tra le persone che mangiavano più cibi ultra processati – per i quali questi alimenti costituivano quasi un quarto della dieta – le bevande zuccherate rappresentavano quasi il 40% dell’assunzione di UPF e il 9% della loro dieta complessiva. È stato dimostrato che elevate quantità di zucchero nel sangue danneggiano le cellule, stimolando l’infiammazione cronica, che è stata associata a malattie cardiache, diabete, malattie del fegato e cancro. D’altro canto, gli autori del nuovo studio hanno scoperto che pane, biscotti e cereali per la colazione, dolci e dessert UPF e alternative a base vegetale erano associati a una minore incidenza di diabete. «Pane e cereali, ad esempio, sono un alimento base nella dieta di molte persone», ha detto Batterham. «Sulla base dei nostri risultati, penso che dovremmo trattarli in modo diverso rispetto agli snack salati o alle bevande zuccherate in termini di dieta».

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Obesità e diabete di tipo 2 sono patologie sempre più in ascesa nei Paesi industrializzati, pertanto le scelte dietetiche, in fatto di salute pubblica, dovrebbero essere sempre al primo posto. «I risultati di questo studio si aggiungono al crescente corpus di ricerche che collega il consumo di alimenti ultra-processati con un rischio più elevato di alcune malattie croniche tra cui l’obesità, le malattie cardiometaboliche e alcuni tumori», ha spiegato Marc Gunter, autore dello studio dell’Imperial College di Londra, come riportato su The New York Post. Gunter ha aggiunto: «Sebbene tale studio non possa determinare relazioni causali, suggerisce che ridurre il consumo di alcuni UPF e sostituirli con alimenti integrali non trasformati, potrebbe ridurre il rischio di diabete di tipo 2. Sono ora necessarie ulteriori ricerche per comprendere i meccanismi e i potenziali percorsi causali».

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