Si parla molto, forse troppo, di pizza nell’ultimo periodo. Ma in fondo parlarne è un po’ come mangiarla, difficilmente ci si stanca. La pizza è golosa, semplice o gourmet, al taglio o tonda, non annoia mai, sceglierla da un menu è sempre un’impresa ardua e viene l’acquolina in bocca solo a guardarla.
Le immagini di Alessandra Farinelli
L’ambiente legato alla pizza ed ai pizzaioli sta vivendo un momento di vera gloria. E quando si parla di pizza nella maggior parte dei casi si fa riferimento a quella napoletana, la mamma di tutte le pizze, nominata dop e patrimonio dell’Unesco (o meglio, il mestiere del pizzaiolo napoletano). Una tipologia riscoperta, valorizzata, portata al vertice delle classifiche da pizzaioli sempre più attenti e creativi, da molti chef che incuriositi hanno deciso di mettere le mani in pasta. Ne sa qualcosa in materia Alessandra Farinelli, fotografa professionista e napoletana doc.
Dalla fotografia pubblicitaria alla food photography per chef, aziende e riviste, la sua esperienza è molto ampia, ma la pizza sia per identità territoriale, per affetto e gola è diventata la sua musa ispiratrice e protagonista, quasi assoluta, dei suoi lavori.
L’estetica dei piatti
Una storia, la sua, che inizia con macchine fotografiche casalinghe e improvvisate alla ricerca del soggetto ideale: “Scattavo con qualsiasi macchina, anche con quelle use e getta quando non avevo una macchina fotografica sotto mano, andavo in giro a immortalare tramonti, viaggi e luoghi, persone, ma in realtà le mie foto non mi piacevano, fin quando non ho scoperto l’estetica dei piatti. Mi piaceva vederli e crearli. Per un periodo ho addirittura fatto la chef at home pur di poterli realizzare. Il salto l’ho fatto quando ho trasportato l’estetica del piatto nella fotografia, lì ho capito che quella era la mia strada. Avevo trovato il mio soggetto ideale”.
Questo il ricordo di Alessandra, che sottolinea: “sono amante del bello e del godereccio. Tra un reportage di guerra e un shooting in una cucina o un albergo preferisco quest’ultimo. Mi piacciono i luoghi belli, dove vivere momenti speciali, rilassarsi. Dal cibo nei piati, alle cucine, dagli alberghi agli interni di case sono sempre alla ricerca dell’unicità, di quel bello che colpisce, di combinazioni perfette di forme e colori”.
E poi in mezzo a tutto questo bello e buono c’è la pizza.
L’amore per la pizza
“Amo la pizza e fa parte della mia alimentazione da sempre e sicuramente è il mio alimento preferito. Ho scoperto, assaggiato, conosciuto e apprezzato tutte le varianti e gli “stili”. La trovo la base perfetta per qualsiasi topping e ingrediente e possiamo dire che oggi i nuovi pizzaioli ci sanno stupire continuamente con le loro creazioni”.
Continua Alessandra Farinelli: “Amo fotografare la pizza, anche se è un alimento molto difficile da immortalare in uno scatto. La forma è sempre la stessa e questo obbliga a giocare con i cromatismi. Da un punto di vista tecnico funzionano molto i cornicioni alti che creano volume e dinamismo, ma non devono esserci bolle di bruciato e poi ci deve essere tanto colore, qualsiasi colore: vivo, acceso che si distacchi dalle nuance tenui della base. Altrimenti si rischia di cadere nella monotonia”.
Il progetto Pizza on the road
Tutta questa esperienza e competenza nel mondo pizza nascono non solo dalla personale passione per questo alimento, ma anche da una lunga collaborazione con Tania Mauri e Luciana Squadrilli, con cui ha formato un trio variegato di professioniste che ha girato l’Italia alla scoperta di pizze, farine, impasti e pizzaioli e realizzato il libro “La Buona Pizza” edito da Giunti. A questo racconto di viaggio attraverso la pizza gourmet d’Italia, dal Piemonte alla Basilicata, in luoghi anche periferici tutti da scoprire, segue poi il blog “Pizza on the road”, punto di riferimento del web per il mondo pizza, sempre curato dalle tre esperte pizzologhe.
Gli scatti ai protagonisti
Altro capitolo è fotografare chi la pizza la fa. “E’ bellissimo fotografare le persone mentre lavorano – ci racconta Alessandra – in questo momento esprimono al meglio la loro personalità, sono liberi di esprimersi per ciò che sono, cadono le barriere e quell’aria schiva di quando ti vedono arrivare. E quando si ritrovano davanti una donna le loro perplessità, o chiamiamole anche puzze sotto al naso, aumentano. Per non parlare dell’approccio che hanno quando vedono arrivare una donna, brigate tutte composte e richiamate all’ordine dagli chef. Scene che a volte mi fanno sorridere. Da qui, però, si intuisce quanto sia importante trovare l’empatia e il connubio giusto tra chef e fotografo. Solo in questo modo hai la possibilità di realizzare lo scatto perfetto”.