Agroecologia: serve intervenire per migliorare la Politica agricola comune ed evitare il peggioramento dei problemi economici, sanitari e ambientali.
Del futuro dell’agroecologia all’interno della politica agricola europea e italiana e delle modifiche apportate dal Parlamento e dal Consiglio Europeo sulla PAC (Politica agricola comune) si è discusso durante il seminario on line su “Agro-ecologia e PAC post 2020”, svoltosi Mercoledì 18 Novembre. Il seminario è stato organizzato da Coalizione #CambiamoAgricoltura, in collaborazione con la Fondazione Cariplo.
Agroecologia come scienza, pratica innovativa e movimento
L’agroecologia propone di innovare i sistemi agroalimentari attraverso la diffusione di principi e pratiche ispirate all’ecologia al fine di garantire la sostenibilità integrale. L’agroecologia, nel progettare i futuri sistemi agroalimentari sostenibili, si propone come luogo d’incontro fra discipline scientifiche, pratiche di innovazione e istanze sociali.
Essa è una scienza sistemica che unisce e non divide, un paradigma unico con uno sfondo etico.
L’agroecologia è l’approccio alternativo all’agricoltura industriale che emerge dalle migliori pratiche realizzate in questi decenni, come, ad esempio, il biologico e il biodinamico. Un approccio sistemico, che consente non di guardare al singolo campo, ma ad una visione complessiva dell’azienda e del territorio, oggi coerente con le strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030 proposte dalla Commissione Europea. Per questo serve una PAC post 2020 in grado di sostenere realmente questa transizione agroecologica.
L’agroecologia come scienza adotta l’approccio sistemico e partecipativo funzionale e sostiene la transdisciplinarità. Come pratica innovativa promuove l’uso sostenibile delle risorse locali rinnovabili, le conoscenze e le priorità delle aziende agricole multifunzionali locali per la difesa della biodiversità, la riduzione degli impatti negativi sulle risorse naturali e la fornitura di servizi ecosistemici necessari per garantire la salute al Pianeta.
Come movimento supporta l’agricoltura famigliare, le comunità rurali, le catene di commercializzazione locali e brevi, la diversità delle sementi, le razze autoctone per la produzione di alimenti sani, di qualità all’interno di diete sostenibili.
I passi indietro dell’Europa sulla Pac
La nuova Politica agricola europea sarebbe dovuta diventare uno degli strumenti del Green Deal, ma le revisioni uscite dal voto dall’Europarlamento e dalla decisione del Consiglio AgriFish non hanno impresso quella spinta innovativa, anzi è stato fatto un passo indietro. La proposta della Pac del 2018 ha, infatti, visto degli arretramenti.
“Come coalizione abbiamo accolto con favore il Green Deal Europeo e le strategie Farm to Fork e la Strategia sulla Biodiversità perché abbiamo individuato in esse la volontà di cambio di rotta dell’UE. Bisogna tenere la barra dritta sulle Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030 che indicano obiettivi concreti e misurabili per il Green Deal dell’agricoltura europea. Le pressioni dell’agribusiness non possono e non devono fermare una rivoluzione sostenibile che non è solo eticamente necessaria, ma è anche la più economicamente redditizia, per il futuro del settore agricolo.”
“Tra le proposte più dannose concordate da S&D, PPE e Renew Europe ci sono quelle di non concedere spazio reale alla natura nelle aziende agricole invece di fissare l’obiettivo di almeno il 10% aree per la tutela della biodiversità, attraverso la creazione di stagni, siepi e piccole zone umide, come prevede la Strategia UE Biodiversità 2030. – prosegue la coalizione – Secondo l’accordo adottato dai partiti, si continuerebbe a drenare le torbiere, una fonte massiccia di carbonio responsabile del 25% di tutte le emissioni di gas serra agricole dell’UE e il 5% di tutte le emissioni di gas serra in Europa. Si vorrebbe inoltre rimuovere il divieto di arare e convertire i prati permanenti nei siti Natura 2000, che sono aree protette ai sensi delle direttive comunitarie”.
“Queste proposte, unitamente ad altre gravissime, potrebbero già significare la fine dell’ambizioso Green Deal dell’UE, che ha disperatamente bisogno di una riforma radicale della PAC per avere successo. Anche sotto il profilo dell’equità per le aziende votate al biologico e all’agroecologia questo accordo potrebbe essere devastante drenando le risorse verso pratiche che solo le grandi aziende potrebbero permettersi, in una sorta di greenwashing finanziato con fondi europei”.
L’appello di #CambiamoAgricoltura
“Serve un cambiamento di rotta radicale verso la transizione ecologica dell’agricoltura, per un’agricoltura che produce beni pubblici per tutti i cittadini e che mette al centro le capacità dell’agricoltore e del territorio rurale, dando valore al ruolo e al lavoro dell’agricoltore. – Ha dichiarato Mari Grazia Mammuccini Presidente di FederBio – Oggi sappiamo che con il continuo abbassamento dei prezzi gli agricoltori non riescono ad avere un reddito dignitoso e le aziende non riescono a garantire i diritti dei lavoratori. Quindi il cambio radicale serve non solo sul piano ambientale ma anche sia sul piano economico e sociale.”
“Proteggere la natura significa anche proteggere tutti quegli agricoltori impegnati in una sera transizione agroecologica. I cittadini lo stanno chiedendo a gran voce, i politici non possono continuare ad ignorarli ascoltando solo le sirene dell’agroindustria” concude la coalizione.
Anche il Nostro Paese potrà e dovrà fare la sua parte attraverso il Piano Strategico Nazionale. Occorre, quindi, che il confronto sulla riforma della PAC e sulla redazione in Italia del PSN si apra con maggiore trasparenza a tutti gli interlocutori interessati: ambientalisti, associazioni del biologico e consumatori.