Per l’89,5% il settore agricolo crea occupazione di qualità. Lo studio fotografa il nuovo rapporto dei giovani con la terra, con la produzione e il consumo del cibo, con l’impresa e il lavoro in agricoltura sostenibile.
È quanto emerge dal 3° numero dell’Osservatorio del mondo agricolo, dal titolo “La riscoperta dell’agricoltura nella youth economy”, presentato mercoledì dalla Fondazione Enpaia (Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura) e dal Censis.
Oggi il 60,2% dei giovani è convinto che il percorso verso lo sviluppo nel dopo pandemia sarà lungo e difficile perché “il colpo subito è stato duro e ci ritroveremo con i soliti problemi aggravati”. Ad esserne più sicuri sono i millennial (63,8%), scottati in prima persona dalla crisi del 2008.
Per i giovani occorrono aiuti alle imprese che investono in sostenibilità ed economia circolare
Pur abituati a vivere e lavorare in un ambiente ostico, i giovani mostrano tuttavia un’inattesa tenacia nel voler stare in partita e l’89,8% ritiene che per questa fase lo stato d’animo appropriato sia essere orientato allo sforzo per realizzare i propri progetti e raggiungere i propri obiettivi.
Non sorprende, allora, che quasi il 91,7% dei giovani italiani sia favorevole a dare aiuti alle imprese agricole che scelgono di investire nelle tante forme di sostenibilità ambientale, coerenti con nuovi stili di vita più digital e aperti a un’economia di tipo circolare.
L’agricoltura praticata dai giovani in questi anni è ad alta intensità di tecnologie e le aziende hanno saputo valorizzare le opportunità dell’Ict. Diventa una necessità, pertanto, puntare sull’innovazione tecnologica per aiutare il mondo rurale nel suo sviluppo.
“Per tornare a crescere non basteranno Stato, piani dall’alto e tanti soldi: fondamentale sarà stimolare la voglia di fare impresa degli italiani combattendo la tentazione psichica ad accucciarsi, a valutare il rischio come minaccia e a cercare sempre e solo protezione. – A dirlo il presidente del Censis Giuseppe De Rita – Ecco perché i giovani sono pronti a giocarsela in agricoltura, sono un esempio concreto di come ripartire dal basso, dalla voglia di fare delle persone. Su questo è importante puntare, tutto il resto, inclusi i piani con tanti finanziamenti, servono d’aiuto”.
Grazie all’agricoltura sostenibile nuove opportunità lavorative
Nell’Italia post Covid-19 sono loro i veri protagonisti del futuro: i millennial, nati tra metà degli anni ottanta e metà del decennio successivo e la generazione Z, nata tra metà degli anni novanta e metà degli anni zero. Pronti a rilanciare i valori di un’agricoltura sostenibile nel perimetro della youth economy dopo l’esperienza dell’emergenza sanitaria.
Per 9 giovani su 10 sostenibilità ambientale e lotta al riscaldamento globale sono le priorità nell’agenda italiana del futuro prossimo e l’agricoltura, in particolare, è il settore che prima e meglio degli altri ha interpretato queste urgenze. Per il 60% della genZ (composta dai 15-24enni), infatti, gli agricoltori hanno operato per rendere la filiera del cibo sostenibile, il 48% per i millennial.
Agricoltura sostenibile per i giovani significa anche concrete opportunità lavorative, con l’88,7% convinto che sia possibile creare occupazione di qualità, con valori che arrivano all’89,5% tra i giovanissimi della GenZ.
Per il 51,7% dei giovani il settore agricolo si rilancerà prima degli altri nel post Covid-19 e per l’82% – l’85% nella GenZ – questa ripresa sarà decisiva in altri ambiti oggi in difficoltà, come il turismo e la filiera del food.
Le nuove generazioni, insomma, riscoprono l’Agricoltura e non è un caso se tra le imprese agricole nate nell’ultimo decennio l’11,3% abbia un titolare giovane, pronto a scommettere sull’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dei sistemi di produzione.
L’impegno, la paura e la poca fiducia nelle istituzioni
Per i giovani, la sostenibilità resta il criterio regolatore per eccellenza di economia e società. Pensando al post Covid-19, infatti, emerge che il 62,8% farà più attenzione a ridurre gli sprechi, con quote analoghe tra genZ (60,7%) e millennial (63,5%); il 46,4% farà la raccolta differenziata per i rifiuti, mentre il 32,2% acquisterà prodotti locali, a km zero, per limitare l’inquinamento; il 32,1%, poi, eviterà acquisti di prodotti in plastica (è il 43,8% tra la genZ e il 27,9% tra i millennial).
“I dati dell’Osservatorio dimostrano ancora una volta come il settore agricolo costituisca un asset strategico per l’economia nazionale e per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese”. Così il presidente della Fondazione Enpaia, Giorgio Piazza, ha commentato i dati emersi dal 3° numero dell’Osservatorio del mondo agricolo.
“L’agroalimentare – ha spiegato il Presidente della Fondazione Enpaia – è il settore del futuro e sarà il traino per la ripresa economica del Paese post pandemia. A mio avviso sono tre i cardini su cui puntare: innovazione tecnologica, sostenibilità e giovani. Soprattutto bisognerà sostenere concretamente questi ultimi, convinti che il percorso post Covid sarà lungo e difficile, ma al tempo stesso determinati nel realizzare i propri progetti e raggiungere i propri obiettivi. Stabilità del lavoro e protezioni sociali – avverte – costituiscono le maggiori incertezze delle nuove generazioni, ma anche il terreno su cui verranno misurate le istituzioni e la rappresentanza politica”.
Il lavoro è la grande incertezza per i giovani italiani: il 43,3% di chi un lavoro ce l’ha teme di perderlo, con un grado di incertezza superiore addirittura a quella legata ai rischi sulla salute (il 34,5%). Inoltre, la grande maggioranza di genZ (82%) e millennial (81%) ritiene che la competizione sui mercati debba contemperarsi con una buona protezione sociale.
Infine, sono alte le quote di giovani che non hanno fiducia in istituzioni di vario tipo. E’ così per partiti politici (78% genZ, 75% millennial, ed è l’81% nel totale popolazione), amministrazioni locali (62% genZ, 61% millennial ed è il 64% nella popolazione), pubblica amministrazione (61% genZ, 61% millennial ed è il 68% sul totale della popolazione), Ue (48% genZ, 56% millennial ed è il 61% sul totale della popolazione) e media (50% genZ, 54% millennial ed è il 60% sul totale della popolazione).