Gli europarlamentari e gli Stati membri dell’Ue non sono riusciti a raggiungere un accordo sulla nuova Pac (la Politica agricola comune), destinata a “rendere verde” l’agricoltura europea dal 2023
A renderlo noto è stato il Consiglio europeo, precisando che i colloqui riprenderanno “a giugno”, dopo tre giorni di trattative, dunque, “rimangono irrisolte alcune questioni cruciali; si è quindi deciso di rinviare le discussioni alla prossima riunione dei ministri europei dell’agricoltura di giugno”.
Una nuova proposta dei ministri europei dell’agricoltura, riuniti mercoledì e giovedì a Bruxelles, è stata ritenuta dai deputati ancora troppo lontana dalle loro richieste ambientali e sociali. I Ventisette avevano approvato nell’ottobre 2020 la riforma della Pac, con un budget di 387 miliardi di euro per sette anni, di cui 270 miliardi in aiuti diretti agli agricoltori, ma devono imperativamente mettersi d’accordo con il Parlamento europeo.
Le questioni irrisolte tra Consiglio e Parlamento Europeo
Nei dossier chiave ci sono gli “eco-regimi”, bonus concessi agli agricoltori che partecipano a impegnativi programmi ambientali. I deputati avevano inizialmente chiesto di concedere almeno il 30% dei pagamenti diretti agli agricoltori. Gli Stati si sono detti pronti ad accettare una soglia del 25%, ma permangono blocchi sul possibile periodo di transizione per metterla in atto.
Gli Stati vorrebbero inoltre rimanere liberi di definire il contenuto degli eco-regimi, ma i deputati chiedono un quadro rigoroso e l’allineamento delle politiche nazionali con le strategie ambientali e climatiche europee (Green deal, obiettivi dell’agricoltura biologica, riduzione quantitativa dei pesticidi, ecc). Gli Stati rifiutano infine di subordinare i sussidi agli agricoltori al rispetto degli standard sociali.
“Vogliamo raggiungere un accordo, ma non a qualsiasi prezzo”, ha spiegato la ministra portoghese Maria do Ce’u Antunes, che sta negoziando a nome degli Stati. “Gli agricoltori non dovrebbero essere sepolti nella burocrazia; vogliamo premiare le pratiche ambientali ma deve essere finanziariamente fattibile” ha avvertito la ministra tedesca Julia Klockner.
“Tutti devono mostrare responsabilità, senza sostenibilità economica (degli agricoltori), non ci sarà nessuna sostenibilità ambientale e climatica”, ha dichiarato Anne Sander (Ppe), negoziatrice del Parlamento.
“La mancanza di flessibilità del Consiglio minaccia la sicurezza degli agricoltori dell’Ue”. E’ l’accusa lanciata dal presidente della commissione per l’Agricoltura del Parlamento europeo, Norbert Lins, dopo la sospensione dei negoziati sulla riforma della Pac, la Politica agricola comune.
“L’accordo sulla Politica agricola comune (Pac) è un obiettivo importante che dobbiamo raggiungere tutti assieme, abbandonando i punti di divisione e concentrandoci su ciò che unisce Consiglio, Parlamento e Commissione”. Lo ha detto il ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli, a margine del Consiglio agricoltura e pesca.
“Su architettura verde e condizionalità sociale ci sono i margini per trovare un accordo” e questo è “l’obiettivo che tutti ci stiamo prefiggendo, per cui lavoreremo finché non si troverà un giusto accordo”. Secondo il ministro, bisogna garantire ai nostri agricoltori “una Pac ambiziosa, che comprenda la sostenibilità sociale, ambientale e ovviamente quella economica per i nostri produttori”.
Il mancato accordo preoccupa le Associazioni Italiane
“Serve al più presto un accordo sulla riforma della Politica Agricola Comune (Pac) per consentire la programmazione degli investimenti nelle aziende agricole italiane per una spesa di circa 50 miliardi da qui al 2027”. E’ quanto affermato dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini, “finché non saranno chiari i contorni della Pac del futuro si rallenterà il percorso di stesura dei Piani Strategici Nazionali, che dovranno essere ambiziosi in termini di investimenti in innovazione, anche per restare in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale, per garantire un reddito certo ed una maggior competitività alle imprese agricole italiane, nel rispetto del principio che gli aiuti vadano agli agricoltori che vivono di agricoltura e nel rispetto delle regole e delle normative del lavoro”.
“La riforma della Pac potrà portare risultati tangibili solo se si terrà nel debito conto l’impatto delle misure previste nella nuova Politica agricola rispetto alle azioni previste dalle Strategie europee della Farm to Fork e della Biodiversità. In questo senso – ha concluso Prandini – Coldiretti continua a sostenere l’assoluta necessità che la Commissione fornisca uno studio di impatto cumulativo prima di avanzare proposte legislative ulteriori e che si compiano scelte coraggiose in termini di trasparenza per il consumatore, estendendo a tutti i prodotti l’obbligo dell’indicazione del paese d’origine e respingendo sistemi di etichettatura nutrizionali fuorvianti come il Nutriscore”.
La posizione di Cia-Agricoltori Italiani
“Senza un accordo sulla riforma della Pac, l’Europa è meno forte di fronte alle sfide della ripresa post pandemia e della transizione ecologica. In gioco c’è la sopravvivenza dell’agricoltura Ue e la qualità di vita dei cittadini”. Così Cia-Agricoltori Italiani ha espresso rammarico per la mancata intesa tra Parlamento e Consiglio europeo dopo giorni di negoziati intensi a Bruxelles.
“Speriamo in una ripresa dei negoziati a giugno dove tutti riescano a superare ogni forma di preclusione – ha dichiarato il presidente nazionale, Dino Scanavino – auspichiamo un confronto più aperto, che si ispiri al cambiamento, sempre tenendo conto che la priorità resta il reddito agricolo”.
Sicuramente restano sul tavolo nodi importanti da sciogliere. Per Cia, però, spiega una nota, rimane prioritario raggiungere un accordo sulla riforma della Pac che consenta una redistribuzione più equa delle risorse, così come un’attenzione alle politiche ambientali, che incentivino comportamenti virtuosi mantenendo l’agricoltura al centro.
La delusione di Alleanza Cooperative Agroalimenti
Aspettative deluse anche per Alleanza Cooperative Agroalimentari. “Con il negoziato rinviato a giugno – ha dichiarato il presidente Mercuri – non ci resta che auspicare che si possano riprendere in tempi brevi le fila del dialogo. I nostri agricoltori e le nostre cooperative hanno infatti bisogno di certezze giuridiche e di operare in un quadro legislativo ben definito”.
“C’è inoltre il rischio che questo mancato accordo a livello comunitario – ha proseguito Mercuri – finisca per rallentare ancora di più il percorso di scrittura e di approvazione del Piano strategico nazionale, frenando ulteriormente un percorso che già stenta a partire. Nel Piano strategico nazionale dovranno infatti trovare spazio interventi urgenti e molto attesi da tutto il comparto agricolo, quali le misure di assicurazione e di gestione del rischio a tutela del reddito degli agricoltori, oggi più che mai necessarie per dare sostegno alle aziende sempre più colpite da eventi climatici avversi”.
La reazione di Copagri
“L’interruzione delle trattative – ha sottolineato il presidente della Copagri Franco Verrascina – rappresenta un’occasione persa per definire il complesso percorso che porterà l’agricoltura comunitaria in un futuro nel quale dovranno trovare maggiore attenzione tutte le tematiche inerenti alla sostenibilità; l’eventuale conclusione delle trattative, che auspichiamo arrivi entro breve, sarà solo l’inizio di un lungo percorso che proseguirà con l’intensa e delicata partita del Psn, che a nostro avviso dovrà essere caratterizzato dalla giusta ambizione necessaria a raggiungere i nove obiettivi strategici della Pac”, ricordando che – ha proseguito Verrascina – “l’orizzonte deve essere quello di dare certezza giuridica agli agricoltori e salvaguardarne la redditività, in linea con lo spirito della Politica Agricola Comune e con la necessità di far ripartire l’economia e i consumi”.
“La rottura – ha spiegato il segretario generale della Uila Stefano Mantegazza – è avvenuta principalmente sull’architettura verde della riforma, mentre sul tema della condizionalità sociale per il quale il sindacato italiano insieme a quello europeo Effat si stanno battendo con forza, l’accordo era quasi raggiunto. Grazie all’azione determinante del governo italiano e del ministro Patuanelli, infatti, nel Consiglio dei ministri molti governi hanno cambiato opinione, schierandosi insieme al nostro paese nel sostenere la posizione del Parlamento europeo favorevole a includere nella riforma una clausola che prevede di condizionare la concessione degli aiuti pubblici al rispetto dei contratti di lavoro e delle leggi sociali”.