Girando tra gli scaffali al supermercato per la consueta spesa quotidiana o settimanale, vi siete mai chiesti l’origine del nome di alcuni tra i più comuni o storici prodotti che mettiamo nel carrello? Ecco allora questa guida a puntate, che spiega la provenienza, il significato e qualche aneddoto legato ad alcuni marchi o agli stessi prodotti. In questo nuovo appuntamento scopriamo le curiosità legate ad alcuni alcolici dedicati al momento dell’aperitivo.
APEROL: bitter aperitivo creato a Padova nel 1919 dai fratelli Luigi e Silvio Barbieri titolari della Fratelli Barbieri. Dal 2003 l’azienda è passata di proprietà alla società olandese Davide Campari-Milano N.V. Il nome ‘Aperol’ fu creato da Silvio Barbieri prendendo spunto da ‘apéro’ (diminutivo di ‘apéritif’ traducibile in italiano in ‘aperitivo’) frequentando un bar di Avenue des Champs Élysées in occasione di un suo lungo soggiorno parigino qualche tempo prima. L’aggiunta della lettera ‘l’ alla fine di ‘apéro’ diede per sempre il nome al prodotto da poco inventato. Ha una gradazione alcolica di 11% vol (15% vol per la versione commercializzata in Germania). Le caratteristiche distintive dell’Aperol sono il colore rosso-arancio e il sapore dolce-amaro degli estratti alcolici di scorze di agrumi, radice di genziana, rabarbaro ed erbe aromatiche. Da molti anni è utilizzato principalmente per la preparazione di cocktail, il più noto dei quali è l’Aperol Spritz. Sempre ispirata allo stile Art Noveau, dal 2017 la nuova bottigliamantiene le forme sinuose con una ‘A’ in rilievo alla base del collo, mentre il logo che si staglia su sfondo blu è inclinato di 11°, proprio come la sua gradazione alcolica. Curiosamente a Venezia, non lontano da piazza San Marco, esite la TERRAZZA Aperol, un bel locale bar-lounge dove, manco a dirlo, tutti i cocktail proposti hanno come ingrediente comune il celebre bitter aperitivo.
CAMPARI SODA: aperitivo monodose confezionato in bottigliette di vetro da 9,8 centilitri ottenuto dal caratteristico colore rosso rubino. Nella GDO è venduto in confezioni da 5 e da 10 pezzi. Fu il 1932 quando Davide Campari (uno dei cinque figli di Gaspare, il fondatore dell’azienda) chiese a Fortunato Depero, illustratore e designer futurista, di ideare il flacone – così veniva chiamato all’epoca – per la preparazione monodose di una bevanda che avrebbe rivoluzionato l’aperitivo italiano. A differenza del Bitter Campari che titola 25% vol, il Campari Soda è un aperitivo meno alcolico – 10% vol – ottenuto dalla miscelazione tra Bitter Campari e acqua di seltz. Secondo alcune stime, l’amaro contiene da venti a ottanta ingredienti. Se ne conoscono con certezza solo tre: alcool, acqua distillata e sciroppo di zucchero. Va servito freschissimo a 3°C o con tre cubetti di ghiaccio e mezza fettina di arancia amara, possibilmente nel bicchiere ‘Fortunato Depero’ ispirato a un bozzetto dell’omonimo artista.
CYNAR: liquore aperitivo-digestivo ottenuto con un’essenza di foglie di carciofo e un infuso di tredici tra erbe e piante inventato a Padova nel 1952 dall’azienda G.B. Pezziol. Inizialmente chiamato CaB1 per la presenza di vitamina B1 (poi eliminata dalla ricetta perché non permessa), fu poi scelto ‘Cynar’ da cynara scolimus, il nome scientifico del carciofo. Vennero considerato anche altri bizzarri nomi, tra cui:Carciol, Carsciof, Cincinara, Cinarcin, Cynar bit, Cincinar, ma alla fine prevalse l’attuale denominazione. Di colore scuro ambrato, ha una gradazione alcolica di 16,5% vol e oggi viene utilizzato come base per cocktailmescolato con seltz e una fetta di limone o d’arancia, come ingrediente per il Cynar Spritz oppure consumato con Coca-Cola o acqua tonica. Rimangono epici lo slogan – Contro il logorio della vita moderna – e soprattutto la pubblicità trasmessa verso la fine degli anni ’60 nella quale il protagonista sedeva a un tavolino nel bel mezzo di una strada cittadina (nei dintorni di Piazza Duomo a Milano) assorto nella giornale sorseggiando il liquore in questione incurante del traffico. Lo spot ebbe un tale successo che molti pazzi, per emulare il testimonial – l’attore Ernesto Calindri da allora identificato come – si sedevano in mezzo alla strada con il Cynar e il giornale in mano.
FRANCIACORTA: spumante metodo classico che gode del riconoscimento DOCG, prodotto nell’omonimo territorio di diciannove comuni in provincia di Brescia. Definito a torto o a ragione come lo Champagne italiano, è prodotto con un particolare metodo – il metodo Franciacorta – tra i più severi e restrittivi a livello mondiale per questa tipologia di vino. Cinque le tipologie: Franciacorta, Franciacorta Satèn, Franciacorta Rosé, Franciacorta Millesimato e Franciacorta Riserva nelle quali si usano solo uve chardonnay, pinot nero e pinot grigio. Diversi storici danno una, o più spiegazioni, sull’origine del nome Franciacorta così come indicano o tracciano i confini, ma tra loro non vi è accordo. L’unica certezza che sembra evincersi dalla consultazione di tutte le fonti è l’incertezza sia dell’etimologia sia della composizione toponomastica della Franciacorta.
MARTINI: marchio di bevande alcoliche prodotte da Martini & Rossi fondato a Torino nel 1863 con la denominazione di Martini, Sola e Compagnia, dal nome dei due soci fondatori: Alessandro Martini e Teofilo Sola. Con la morte di quest’ultimo l’azienda cambia nome inserendo il cognome di Luigi Rossi, il terzo socio. Dal 1879 diventerà quindi Martini & Rossi. I prodotti maggiormente venduti sono due vini aromatizzati: il Martini Bianco inventato nel 1910 il cui nome è ispirato ai fiori bianchi di vaniglia – il suo utilizzo più celebre è nella preparazione del Martini On the Rocks – e il Martini Rosso creato alla nascita dell’azienda nel 1863. Entrambi con gradazione alcolica pari a 14,4% vol, vengono spesso erroneamente classificati come vermut quando la legge italiana classifica come tali solo le bevande con grado alcolico minimo del 15,5% e tenore zuccherino non inferiore al 14%. Curiosamente il nome ‘Martini’ è legato alla cantante Mia Martini. Agli inizi degli anni ’70 il produttore discografico e talent scout Alberigo Crocetta per lanciare una quasi sconosciuta Domenica ‘Mimi’ Bertè nel mercato musicale europeo decise di presentarla con uno pseudonimo: Mia Martini. Mia dal nome dell’attrice americana Mia Farrow, da lei prediletta, mentre Martini è un riferimento all’omonimo marchio all’epoca una delle tre parole italiane più famose all’estero (le altre due erano pizza e spaghetti).
PROSECCO: vino bianco DOC prodotto in Veneto (escluse le province di Rovigo e Verona) e Friuli-Venezia Giulia ottenuto con almeno l’85% del totale da uve bianche glera. È disponibile nelle tipologie tranquillo, frizzante, spumante. Da quest’ultima ha origine il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore suddiviso in DOCG e Rive DOCG e il Valdobbiadene Superiore di Cartizze DOCG. Ha grado alcolico minimo di 11% vol, colore paglierino brillante ravvivato dal perlage e va servito a una temperatura compresa tra 6-8°C. Creato a metà dell’800 da Antonio Carpenè spumantizzando le uve con il metodo Martinotti-Charmat, rappresenta il vino italiano più esportato. Le versioni Brut ed Extra Dry del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore sono senza dubbio due delle tre tipologie più richieste (esiste anche Dry, ma meno diffusa). Il nome deriva dall’antico luogo di produzione – Prosecco – situato nel comune di Trieste attribuito agli inizi del ‘500 per differenziare la più pregiata, all’epoca, Ribolla triestina dagli altri vini simili prodotti nel Goriziano e in Istria a costi inferiori.