Nasceva oggi uno dei più grandi attori del cinema italiano, ma anche un gastronomo raffinato, originale e molto creativo. Stiamo parlando di Ugo Tognazzi, che oggi 23 marzo avrebbe compiuto 100 anni. Un compleanno che non può passare inosservato, nemmeno per noi di Radio Food, che vogliamo ricordare e celebrare il cuoco “Tognazzi”.
Che fosse uno spirito alternativo, irriverente e creativo questo lo si era capito fin da subito, basti guardare i suoi film e le secelte coraggiose fatte accanto a registi e attori, spesso emergenti e che nel tempo ha aiutato a crescere. Ma forse cosa che non tutti sanno è che il luogo in cui lui si sentiva più vivo e libero di esprimersi era la sua cucina, quella meravigliosa cucina, patrimonio quasi dell’umanità, della sua casa di Velletri.
Ugo Tognazzi e la cucina
Come lui stesso scrive nel su L’Abbuffone (1969) «Nella mia casa di Velletri c’è un enorme frigorifero che sfugge alle regole della società dei consumi. Non è un “philcone”, uno spettacolare frigorifero panciuto color bianco polare. È di legno, e occupa una intera parete della grande cucina. Dalle quattro finestrelle si può spiarne l’interno, e bearsi della vista degli insaccati, dei formaggi, dei vitelli, dei quarti di manzo che pendono, maestosi, dai lucidi ganci. Questo frigorifero è la mia cappella di famiglia.»
Ugo Tognazzi, nasce il 23 marzo del 1922 a Cremona, patria del torrone e della mostarda. Tra i suoi primi lavori ci fu quello come ragioniere al salumificio Negroni, e qui già la strada verso il cibo era già segnata, seguiranno il teatro, la rivista, il cinema e la televisione e il tutto sempre con intermezzi gastronomici, dalle sue cene, al suo vino, passando per i libri di cucina. E ne scrisse anche diversi: L’Abbuffone suo primo libro del 1974, Il rigettario. Fatti misfatti e menu’ disegnati al pennarello, del 1978, La mia Cucina del 1983.
Ugo Tognazzi era un grande appassionato di cucina, adorava cucinare e preparare cene per parenti e amici. Egli stesso dichiarò più volte di “avere la cucina nel sangue“, e che avrebbe preferito diventare un grande esperto culinario piuttosto che essersi dedicato alla carriera di attore, infatti, spesso ironicamente definiva la recitazione una sorta di hobby rispetto alla cucina.
La sua firma in cucina era l’estro. Amava i cibi semplici e genuini e le pietanze raffinate in egual misura, nei suoi libri si trovano le “farfalle fuxsia” o le “orecchiette al pomomascarpone” Per lui l’arte culinaria era un concetto romantico e nostalgico, ricercando antichi sapori. Per lui la cucina era vera espressione culturale, accanto dunque agli ingredienti rivestivano grande importanza gli utensili, i piatti, le decorazioni, i nomi dei cibi e naturalmente i compagni a tavola.
E intorno alla cucina si possono raccogliere aneddoti di ogni genere, di cui i figli sono testimoni, in particolare GianMarco che da ragazzino era “la cavia” delle ricette e l’unico ammesso come presenza alla preparazione e alle cene che Ugo organizzava nella sua casa di Velletri o in quella di Torvajanica.
Ugo, le cene e la Tognazza.
La cucina contamina anche molti dei film di cui è protagonista, anzi molti di questi come La grande Abbuffata di Ferreri o le battute di Amici Miei, nascono proprio intorno alla sua tavola durante le cene che lui definì “dei dodici apostoli” e dove prendevano parte ogni settimana o a fine riprese colleghi e amici. Monicelli, Villaggio, Ferreri, sono alcuni dei nomi che si ritrovavano a votare i piatti “estrosi” di Ugo, con una scala di voti che andavano dall’ottimo fino a “cagata pazzesca” per farlo arrabbiare.
Cucina, cibo e vino, amici e convivialità questi gli ingredienti di cui amava circondarsi Ugo Tognazzi, vero gaudente della vita. E il suo amore per il buon mangiare e il bere è testimoniato dalla fondazione della sua amata “Tognazza”, oggi azienda vinicola in mano a GianMarco, ieri azienda agricola a suo uso e consumo. Amava fare la spesa, cercare nuovi prodotti, assaggiare, testare e portava a casa dia suoi viaggi i souvenir alimentari più disparati. E poi era così ossessionato dalla cucina che decise di creare intorno alla sua casa di Velletri una campagna, con vigne e uliveti, orti, pollai, serre e chi più ne ha più ne metta per coltivare da sé, ciò che avrebbe poi trasformato in piatti eclettici e originali intingoli. Lui, Ugo Tognazzi, creò infatti, come ama sottolineare il figlio Gianmarco, un sistema “Ugoistico”, un mondo quasi autarchico dove il “bio” vinceva sui supermercati di allora, l’home made sul consumismo senza intermediari tra produttore e consumatore. All’interno di questa azienda agricola a uso personale, c’era anche la cantina che prese ovviamente il nome di famiglia, ma essendo “cantina” (femminile) nella mente artistica e donnaiola di Ugo il nome mutò subito in Tognazza. Nacquero le prime etichette, rigorosamente fatte a mano dallo stesso Ugo e protagoniste indiscusse delle celebri cene e ritrovi gastronomici di colui che si definiva “un cuoco prestato al cinema”.
Tognazzi, un cuoco prestato al cinema
Bisogna sottolineare che la sua passione per la cucina era non solo condivisa, ma anche rinomata in tutto il mondo. Era lui che spesso cucinava sui set, era lui che veniva invitato a sfoggiare la sua arte culinaria, ne parlava in tv, alla radio e sapeva come conquistare i palati delle persone, come quando cucinò la carbonara per 350 persone, una sera a New York dopo la presentazione alla stampa del film «Marcia Nuziale. E raccontando nel suo Abbuffone l’episodio, scrive: «Quando, fra vent’anni ripenserò alla mia carriera d’attore, potrò forse avere un rimpianto: quello di non averla abbandonata a metà per diventare il più grande cuoco d’America, e forse del mondo».
Fu il primo uomo a parlare di cucina in tv, tra cuoche vere e presunte che la televisione italiana mandava in trasmissione e il primo attore a dirigere una rivista di cucina negli anni ’80, precisamente il mesnile di Gastronomia, enologia e turismo Nuova Cucina.
Come fare, dunque, a non ricordare in questa giornata speciale un amante del cibo come Ugo Tognazzi, che forse oggi sarebbe non solo un food lovers ma un vero food influencer con le sue ricette su Instagram seguito da milioni di follower. A lui e alla sua grande bravura in cucina e sul set, alla sua curiosità e voglia di vivere, facciamo un brindisi, con un calice del suo “Schiumante”, mentre ce lo immaginiamo alle prese con la preparazione del il suo super banchetto per il suoi 100 anni.